USA 2010. FROM ATLANTIC TO PACIFIC (parte 3)

10.06.2010 – h. 8.30
TUSAYAN – LAS VEGAS
Partenza per Las Vegas! Oggi la sveglia ci dà la possibilità di riposare un po’ di più e metterci in viaggio verso le 10. Oggi si torna sulla Route 66! Abbiamo una segnalazione per un paesino tipico che si chiama Seligman appena fuori dalla Highway 40, così per un bel tratto percorriamo la Old Route, poi ci fermiamo proprio a Seligman a fare una goduriosissima colazione/pranzo e a comprare “qualche” souvenir, tra cui un paio di targhe della Route 66 che ora decorano la nostra casetta. Il nostro brunch consiste nel più favoloso e genuino pancake di tutto il viaggio, mangiato in un localino dall’incredibile atmosfera Fifties annesso al negozio di souvenir… ma poi facendo un giretto ci rendiamo conto che tutto il paese è così, e mantiene le caratteristiche originali di quegli anni: insegne, auto parcheggiate, benzinai... insomma, un posto unico!

Continuiamo a seguire il tracciato originale della Route 66, ma facendo diverse soste per fotografare bar e ristoranti che sembrano usciti da qualche film di una cinquantina d’anni fa. Per il resto, il panorama di oggi è abbastanza monotono e non ha molto da offrire… per di più prima della Hoover Dam ci troviamo coinvolti in una lunghissima coda causata da lavori in corso (serviranno a costruire una nuova strada che passerà fuori dalla diga) oltre che da un incidente, e dai controlli che sono effettuati su tutti gli automezzi prima di passare sopra la diga… La colonna è interminabile e il caldo difficilmente sopportabile, e il tutto ci ritarderà non poco sulla tabella di marcia. Facciamo comunque una breve sosta a vedere la famosa diga di “Trasformers”, ma a causa del caldo resistiamo poco e ci infiliamo nuovamente al fresco del condizionatore. Quando raggiungiamo la periferia di Las Vegas sono circa le 5 e il traffico è al suo apice, e ci impieghiamo più di un’ora tra quando entriamo in città a quando, dopo aver brevemente visitato un altro negozio western, riusciamo a raggiungere il Planet Hollywood Resort. La parte più difficile è capire come accedere all’hotel; alla fine capiamo che ogni struttura è provvista del suo piccolo autosilo, e da quello si raggiunge il check-in (dopo che un addetto ci ha rapito la Prius, mandando in panico il neomarito, per parcheggiarla non-si-sa-dove)! Fortunatamente il check-in si rivela rapido e la stanza… da favola!!! Si tratta praticamente di una vera suite composta di un’immensa zona notte, un corridoio grande quanto quello dei motel e un bagno faraonico con due lavandini gemelli che si fronteggiano, vasca, doccia e per concludere in bellezza, una appagante vista su nientemeno che il “Bellagio”! Dopo una doccia rinfrescante (preceduta anche da un rilassante bagno idromassaggio) ci rimettiamo in sesto, pronti per affrontare il buffet del PH (che è considerato il n°1 della città) e la notte di Las Vegas! La cena, quando finalmente riusciamo a raggiungere la sala pranzo, è eccezionale, la qualità dei piatti molto alta e la scelta praticamente infinita… io mi dedico principalmente al pesce e assaggio astice, sushi e insalate di pesce… Andrea invece preferisce dedicarsi all’etnico e sceglie piatti messicani, asiatici e tradizionali americani. Scendiamo poi nel casinò a tentare la fortuna: non si può non giocare a Las Vegas! Giochiamo 10$ alle slot, ne vinciamo 2, li rigiochiamo e… perdiamo tutto. Va bè, io gioco non fa per noi! Usciamo finalmente alla scoperta della fabulous Vegas: fuori dall’hotel veniamo travolti da fiumi di gente (tante famiglie e, a sorpresa, tante signore di mezza età!), luci, colori e musica, e soprattutto… da tanto tanto volantinaggio con offerte di signorine ad ogni angolo di strada. La sensazione è un po’ quella di stare a Gardaland… insomma Las Vegas ci rapisce un po’, ma neanche troppo! Visitiamo allora il celeberrimo Venetian con le sue lagune ricostruite, restiamo incantati dalle fontane del Bellagio che danzano al suon di musica e dal forum-shopping del Caesar’s Palace… tutto molto curato e spettacolare! Proseguiamo contemplando il Mirage, il Palazzo, il MGM, il museo della Coca Cola, il bellissimo New York New York (che ricostruisce la città, compresa la Statua della Libertà!), lo storico Flamingo e il Paris con tanto di torre Eiffel. Verso l’una le strade sono ormai vuote, il Bellagio ha ormai terminato i suoi spettacoli e molte attrazioni sono chiuse…Noi comunque siamo stremati dalla giornata, dal caldo e dal tanto camminare per la città, così torniamo nella nostra immensa stanza dedicata al film “Kazaan” (con la sensazione di non godercela quasi per nulla) e ci buttiamo nell’immenso king bed pronti per una dormita galattica!
LE SPESE DI OGGI:
Colazione/pranzo = 12$
Souvenir = 40$
Benzina = 14$
Casinò = 10$
Hotel = 84$
Cena = 55$
Supermarket = 46$
I KM DI OGGI: 460
PARZIALI: 5380
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: Las Vegas ci si è presentata come un gigantesco parco giochi per adulti… peccato che i negozi alle 22 abbiano già chiuso… un po’ presto per la città che non dorme mai!

11.06.2010 – h. 7.30
LAS VEGAS – STOVEPIPE WELLS
Programma del giorno: fare una passeggiata nella Valle della Morte! Alle 8.30 abbiamo già fatto il check-out dal PH e riavuta indietro la nostra compagna di viaggio (con conseguente visibile rilassamento di Marito!). Usciamo senza intoppi dalla città e dopo una breve sosta per colazione e benzina, ci mettiamo in marcia. In tre ore siamo all’ingresso del parco, e la prima parte non sembra poi così “mortale”… certo, la vegetazione è rada e va progressivamente diminuendo, ma è ancora presente... e la temperatura ci sembra accettabile, al contrario di quello che avevamo letto! La macchina non sembra avere difficoltà di sorta e neppure la salita sembra così impegnativa. Però ci sono davvero, lungo la strada, i plinti per l’acqua del radiatore… La nostra voglia di deserto viene però gradualmente accontentata, e il primo paesaggio “lunare” che incontriamo è quello di Badwater Point: un’immensa distesa di sale, miglia e miglia di bianco accecante, ricordano che qui una volta c’era un lago salato. Nel fare una passeggiata sul lago la temperatura desertica, accompagnata da un forte vento, si fa sentire prosciugandoci gola, pelle ed energie… oltretutto, consultando l’orologio, ci rendiamo conto che abbiamo scelto proprio l’orario migliore: le 12.30! Proseguendo, il panorama diventa sempre più arido e il vento sempre più forte e costante, ma il percorso offre diversi punti di osservazione che è impensabile perdersi, tra cui il “Devil’s Golf Course” (dove il terreno si è combinato con il sale, dando forma a delle particolari zolle di terreno su cui è complicatissimo camminare), così spesso ci fermiamo per scattare qualche foto. Proseguiamo poi la deviazione che ci porta alla “Artists Drive”, dove vediamo rocce che hanno incredibili colori che vanno dal rosso rubino al verde acqua, creando l’effetto di una tavolozza di colori. Ci addentriamo poi a piedi per la visita del Golden Canyon, in cui le rocce hanno un particolare colore dorato, ma la temperatura altissima (40°) e il vento ci impongono di rinunciare dopo pochi minuti di cammino... Ormai il paesaggio è come lo aspettavamo: aridissimo, ci sono solo rocce e ciuffetti di verde radi e bassi. Arriviamo così a Furnace Creek, un villaggio che rappresenta la prima forma di vita dopo miglia e miglia di nulla. Poco più avanti troviamo un’antica miniera di Borace, ora piccolo museo all’aperto, a cui facciamo una breve visita… anche se con grande fatica: il caldo terribile, ma soprattutto il fortissimo vento, rendono i nostri passi lenti e pesanti. Arriviamo finalmente alle spettacolari Sand Dunes, ovvero una zona dove la desertificazione ha raggiunto il suo apice, e tutto ciò che resta delle rocce sono delle bellissime dune di sabbia finissima. Dopo una passeggiata nella sabbia raggiungiamo lo Stovepipe Wells, dove abbiamo prenotato per la notte. Ci rendiamo conto così che qui è tutto modellato da quel vento caldissimo che ci ha stremato, perfino le piante sembra abbiano cambiato il loro modo di crescere creando ambientazioni suggestive come il “Devil’s Cornfield”, dove l’erba cresce in strani ciuffi separati dalla sabbia, in altezza invece che in larghezza! Allo Stovepipe prendiamo il nostro Lodge, riempiamo il serbatoio e ci riposiamo un quarto d’ora e poi ripartiamo per visitare il Mosaic Canyon. Questa passeggiata di mezzora ci devasta e ci dà il colpo di grazia: il vento è così forte da spostarci di peso e impedirci di sentire l’uno le parole dell’altra… nel complesso, comunque, il canyon è valso la visita: le rocce che lo compongono, modellate dal fiume ora in secca, sono lisce e levigate, e i colori molto particolari. Rientriamo per una doccia rigenerante (scoprendo oltretutto che dai rubinetti del lodge non esce acqua fredda!) e poi ci spostiamo nel caratteristico saloon del villaggio per un’ottima cena, anche se finora è la più cara del viaggio… ma d’altronde ci chiediamo come facciano, in mezzo a tanta desolazione, ad avere energia elettrica, telefono e acqua!
Il tramonto sulla Death valley, goduto in prima fila dal finestrone del nostro lodge, è molto suggestivo... peccato non poter stare all’aperto, ma il vento è così forte che nei pochi metri che separano il ristorante dalla camera sono sufficienti per farci trovare sabbia perfino nei denti! Anche prendere sonno sapendo che fuori c’è solo il deserto, i cellulari non prendono, il buio è totale, gli scorpioni sono invitati ad entrare solo con la luce accesa, e si sente solo il rumore della sabbia alzata dal vento… è un’esperienza che non penso dimenticherò facilmente.
LE SPESE DI OGGI:
Colazione/pranzo = 5$
Benzina = 30$
Hotel = 113$
Cena = 56$
I KM DI OGGI: 250
PARZIALI: 5630
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: La cosa che ci fa riflettere di più della giornata di oggi è il fatto che ieri ci trovavamo in una grande città, che strabordava di luci, gente, musica e colori… insomma, di TUTTO.
Oggi invece siamo nel NULLA: pochissime persone, buio assoluto, nulla nel raggio di miglia… solo vento e sabbia… e forse ci piace di più così.

12.06.2010 – h. 7.30
STOVEPIPE WELLS – LEE VINING
Ci svegliamo abbastanza accaldati e con un po’ d’ansia per dover affrontare ancora quel terribile vento… per fortuna oggi fuori è più calmo e fresco, mentre la Prius, parcheggiata davanti al lodge, ha una fiancata completamente bianca di sabbia! Allo store dello Stovepipe compriamo una brioche per colazione e un paio di sandwich per pranzo, più “qualche” souvenir come sempre… beviamo il caffè nella lobby e poi riprendiamo la marcia! Dopo un’oretta di viaggio tra deserti e rocce raggiungiamo lo Scotty’s Castle, in una zona molto più fresca e verdeggiante di quelle attraversate finora… diamo un’occhiata veloce a questo particolarissimo castello in stile spagnolo, davvero fuori luogo in tanta aridità, poi pian pianino lasciamo il parco della Valle della Morte (non senza dispiacere!) ma il terreno resta a lungo brullo e desertico, in molte zone addirittura sabbioso. Entriamo ed usciamo da California e Nevada, poi finalmente entriamo definitivamente in California… e un ranger ci ferma sul confine per una specie d’ispezione, salutandoci alla fine con un americanissimo “be safe!”. Abbiamo definitivamente abbandonato i paesaggi rocciosi in favore di tanto verde. Raggiungiamo così il Sage Hen Peak, a circa 2000 m (qui ci sono circa 15°!) per poi ridiscendere verso il Mono Lake, dove abbiamo prenotato un lodge: quando lo raggiungiamo, addio caldo desertico! Qui si sta bene con maglioncino e giacca antivento. Qui seguiamo il percorso intorno al lago per vedere le stranissime formazioni di tufo, simili a stalagmiti, che si sono formate sulle rive (ma non solo) di quest’antico lago salato: davvero particolari. Decidiamo poi di completare il pomeriggio visitando la Ghost Town di Bodie, che raggiungiamo (con un po’ di fatica della Prius) dopo 13 km di sterrato. Questa cittadina, abbandonata nel 1942 per la partenza di tutti gli uomini per la guerra, è stata riscoperta negli anni ’60 e “congelata”, come museo all’aperto, così come è stata trovata. La visita ci ha portato indietro nel tempo… e fatto rabbrividire non poco, ma non solo per i fantasmi… la temperatura era bassissima e l’aria gelida!
Dopo un paio d’ore di visita torniamo al nostro lodge, una graziosa casetta di legno davanti al lago, dove scopriamo che è sì tutto molto bello e curato, ma in perfetto stile anni ’60… così anche la doccia è stata sostituita da un’antica e scomodissima vasca… Ma come facevano una volta a lavarsi lì dentro? ) e il lavandino è una quasi inutilizzabile conchetta di 50 cm di diametro… Oltretutto fa un bel fresco in camera, meno male che la casetta è fornita di stufa elettrica! Decidiamo di cenare con una tappa nel centro di Lee Vining, da “Bodie Mikes”. Sembra di essere davvero in un film… il locale è piccolo e caratteristico, come tutto il paesino, la cena e il servizio ottimi, con addirittura i contorni a buffet. Dopo cena ci rifugiamo stanchi morti nella nostra fresca dimora, facciamo un (difficoltoso) bagnetto e poi a nanna!
LE SPESE DI OGGI:
Benzina = 30$
Cena = 53$
Sandwich c/o store = 6$
Souvernirs = 40$
Ingresso Bodie = 16$
Ingresso Mono Lake = 6$
Lodge = 123$
I KM DI OGGI: 560
PARZIALI: 6190
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: solo negli USA può capitare di trovare paesaggi e climi tanto diversi in così breve spazio… ieri nel deserto sopportavamo a fatica i 45°, e oggi tra boschi e laghi dobbiamo riscaldarci con la stufa!

13.06.2010 – h. 7.30
LEE VINING – SAN FRANCISCO
Oggi ci aspetta una lunga trasferta, ma la stanchezza accumulata e il sonno difficoltoso (letto corto e tende poco oscuranti) ci trattengono a letto ancora un po’… Quando poi ci prepariamo a partire per l’ancora più fresco Yosemite, scopriamo che ci aspetta una brutta sorpresa: una delle gomme posteriori è a terra! Dopo tutte le possibili imprecazioni, su suggerimento della proprietaria del lodge andiamo alla stazione Shell di Lee Vining, dove in un batter d'occhio e pochi dollari ci riparano la gomma... neanche il tempo di bere il caffè e siamo di nuovo on the road! Oggi dobbiamo attraversare il Tioga Pass (oltre 3000 m) e il parco dello Yosemite, per poi raggiungere San Francisco. Nel giro di poche miglia la temperatura si abbassa ulteriormente e ci ritroviamo tra pini e neve. i laghi sono gelati e il panorama stupendo! Entriamo nel parco (il passo e l’ingresso coincidono) e per circa due ore guidiamo tra pini, neve e splendidi scorci montani. Vediamo un cerbiatto, un orsacchiotto e decine di scoiattoli, e riusciamo a vedere, tra un view point e l’altro, le altissime Bridal Veil Falls... un panorama quasi da film fantasy. Nonostante il desiderio di visitare con calma questo parco, ci rendiamo conto che ci stiamo impiegando molto più tempo del previsto, e a malincuore dobbiamo decidere di fare solo uno stop a Mariposa per vedere le sequoie giganti, tra cui l'incredibile Fallen Monarch, (Il Re caduto) una sequoia di 70 metri caduta dopo una frana. Dopo ore di guida tra pini e curve, curve e pini, pini e ancora curve, raggiungiamo un centro abitato e finalmente. ci facciamo un panino da Subway! Yosemite è probabilmente il parco che ci ha fatto sentire più "a casa"... ricorda, anche se in versione sicuramente più grande e affascinante, i nostri parchi di montagna. Forse per questo ci è spiaciuto relativamente non averlo potuto visitare con calma... La strada per San Francisco però è ancora lunga, e così dopo diversi cambi alla guida, verso le 18 raggiungiamo finalmente il Bay Bridge e il nostro alloggio (Hotel Bijou, 111 Mason Street, San Francisco), simpatico hotel dove ogni stanza è dedicata ad un personaggio di un film ambientato in città... noi abbiamo la stanza dedicata a Mrs. Doubtfire, divertente coincidenza, perché io chiamo sempre così Andrea quando fa le pulizie! Strada facendo abbiamo visto il panorama cambiare ancora una volta e diventare secco e dorato, con mille mulini a vento pronti a trasformare in energia i forti venti di queste zone. Il primo impatto con questa città, che tanto desideravamo vedere, non è dei migliori: ovunque barboni e senzatetto, molti visibilmente ubriachi, e un paio che ci saltano addosso appena chiuse le portiere della macchina, spaventandoci un po’. Inoltre la città è avvolta in una fitta foschia e tira un’aria gelida, il traffico è intenso e i parcheggi carissimi (ed io che pensavo che quelli di Como fossero costosi!), come quasi tutto il resto, scopriremo poi... Preso possesso della nostra gradevole stanza, scendiamo a fare un giretto: ci troviamo a pochi passi da Union Square, rinomata per i suoi negozi e il capolinea dei famosissimi Cable-car. Decidiamo di raggiungere la costa a piedi, in modo da vedere un po’ la città: passiamo così dalla pittoresca China town e da Columbus Avenue, il quartiere italiano (dove un connazionale ci abborda appena passiamo davanti suo ristorante, promettendoci un ottimo piatto di pasta a buon prezzo!), Washington Square con la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, e raggiungiamo finalmente, dopo diverse salite e discese, il Fisherman Wharf. L’oceano Pacifico è davanti a noi, un bellissimo tramonto lo riscalda di colori straordinari che vanno dal rosso all’oro. e noi quasi facciamo fatica a realizzare… SIAMO ARRIVATI SULL’ALTRA COSTA!!! Dall’Atlantico al pacifico, abbiamo realizzato il nostro sogno… Abbiamo attraversato il Continente Americano!!! Dopo qualche minuto perso nei nostri festeggiamenti personali, ci godiamo il panorama: davanti a noi l’Isola di Alcatraz, che nella nebbia assomiglia a una gigantesca nave; il molo con centinaia di leoni marini che cantano e sullo sfondo i grattacieli. Qui la situazione è decisamente turistica, c’è moltissima gente e noi cerchiamo di distinguere la sagoma del Golden gate nella nebbia, ma… non c’è verso! Cerchiamo poi dove cenare, ma abbiamo un piccolo “problema economico”: essendo abituati ad usare la carta praticamente ovunque anche per piccoli acquisti, ed essendo ormai a pochi giorni dal rientro in Italia, abbiamo appresso pochi liquidi. Il fuso ci impedisce di prelevare fino a domattina, e tutto il contante che avevamo è servito a pagare anticipatamente i tre giorni di costosissimo parcheggio (che naturalmente non accettava le carte!). Ora abbiamo pochissimi dollari, e la maggior parte dei ristoranti a buon mercato che vediamo… non accetta le carte, compreso il celeberrimo Bubba Gump (che però ci ripromettiamo di provare domani)!! Grr… alla fine per fortuna troviamo un buffet “all you can eat” proprio al Pier 39, con una gradevolissima vista sull’oceano e… che accetta le carte! Ceniamo con poche ma ben cucinate portate italiane (…confesso che un po’ mi mancavano, dopo venti giorni) tra cui pizza, verdure e pasta, per soli 15$ a testa. Facciamo qualche acquisto nei negozi del Pier e poi, stanchissimi e congelati, escludiamo categoricamente il ritorno a piedi, pena una congestione! Decidiamo di approfittare del cable car per la modica cifra di 5$ a testa, poi ci buttiamo sotto la doccia calda e infine sotto le coperte!
LE SPESE DI OGGI:
Riparazione gomma = 20$
Pranzo Subway = 8$
Benzina = 18$
Cena = 45$
Cable Car = 10$
Souvernirs = 30$
Pedaggio ponte = 4$
Hotel = 76$
Parcheggio = 25$
I KM DI OGGI: 450
PARZIALI: 6640
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: sembra che a San Francisco qualsiasi cosa, dal cibo all’abbigliamento (compreso quello cinese!) si “vesta” di Italiano per darsi un tocco di classe. Infatti di italiani qui ce ne sono molti, tra i turisti (sul cable car, al rientro in hotel, facciamo amicizia con un gruppo di simpaticissimi romani) ma anche tra i residenti… sapevo che SF è considerata la città più “europea” d’America, ma non pensavo fossimo così… stimati!

14.06.2010 – h. 8.00
SAN FRANCISCO
Stamattina alzarsi è davvero faticoso: la notte a SF è rumorosa e agitata, e spesso si sentono passare ambulanze, polizia ecc… Scendiamo per la colazione e mangiamo qualcosa velocemente, nonostante il buffet sia comunque ben fornito, per andare a prelevare fintanto che le banche italiane sono aperte!
Poi passiamo dal parcheggio a recuperare dalla macchina le giacche antivento (qui il clima è freddo nonostante il sole) e iniziamo il nostro tour facendo il pass per i mezzi pubblici in Union Square, poi prendiamo il bus per il famoso quartiere gay Castro, che troviamo particolarmente tranquillo e pulito, ma niente di notevole. Da lì prendiamo un secondo bus per raggiungere il quartiere di Twin Peaks e goderci la vista panoramica sulla baia, ma arrivati là dobbiamo andarcene con la coda tra le gambe. la nebbia è ancora più fitta e non si vede assolutamente nulla! Decidiamo allora di prendere un altro bus e raggiungere il Golden Gate Park, dove visitiamo il grazioso Japanese Tea Garden: carino ma secondo noi non valeva i 7$ d’ingresso; poi, dopo una lunga attesa, riusciamo a prendere l’ennesimo bus che ci porterà a vedere uno dei miei sogni di sempre: il Golden Gate! Purtroppo l’onnipresente nebbia ci rende la tanto attesa visione un po’ triste… Decidiamo di scendere a piedi verso il molo percorrendo dapprima il quartiere di Marina (dove le casette sono così graziose e curate da sembrar finte!) e poi il lungomare, ma le distanze ci ingannano un po’, e dopo più di 3 km di cammino, arriviamo stremati alla fermata del bus che ci porterà a Ghirardelli Square e al capolinea dei cable car, dove alle carrozze viene fatta fare l'inversione di marcia (in sostanza girando su se stesse) ancora a mano. Facciamo allora una passeggiata per il Fishermans Wharf, animatissimo di gente e di musica, e pranziamo (anche se ormai son le 3!) con la tipicissima clam chowder (buona!) e una bella porzione di fish&chips. Dopo esserci ripresi, raggiungiamo il Pier 39 e da lì prendiamo il filobus per raggiungere Telegraph Hill e la Coit Tower: da qui la vista è bellissima… se non fosse per la solita nebbia sulla baia! Riprendiamo il bus fino a Washington Square, dove c'è la coincidenza per il capolinea dei cable-car, ma essendoci qui una lunghissima fila decidiamo di raggiungere a piedi la fermata successiva (dove ci siamo solo noi!) e qui prendiamo al volo la carrozza che ci porterà alla famosissima e tortuosissima Lombard Street! Anche se ormai cominciamo ad essere un po’ stanchi, scendiamo a piedi dalla Lombard fino a Ghirardelli, visitiamo il centro commerciale e ci riposiamo un po’ nella piazzetta. Ora sono quasi le 19, facciamo un giro dei negozi (con soliti relativi acquisti) del Pier 39, fino a “Bubba Gump”, il famoso locale ispirato al film dove ceniamo molto bene ma a un prezzo leggermente “turistico”.
Qui in realtà abbiamo serie difficoltà a capire cosa ci dice la cameriera (siamo troppo stanchi? Qui si parla un dialetto diverso? Oppure è lei a parlare in maniera incomprensibile?) ma riusciamo comunque a trovarci davanti quello che avevamo ordinato e a portarci a casa, felici come bambini, i bicchieri personalizzati in omaggio. Usciti dal ristorante, prendiamo il tram linea F e raggiungiamo l’hotel. Abbiamo rivalutato un po’ questa pittoresca città, che resta però sempre fredda e carissima!
LE SPESE DI OGGI:
Hotel = 76$
Parcheggio = 25$
Muni Pass = 26$
Pranzo = 20$
Ingresso JT Garden = 14$
Ticket Coit Tower = 10$
Cena = 60$
Souvernirs = 13$
I KM DI OGGI: --
PARZIALI: 6640
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: sapevamo che a san Francisco c’è la più grande comunità cinese degli USA, ma siamo comunque rimasti stupiti nel notare che praticamente tutte le attività, dai negozi alla ristorazione alla biglietteria della Coit Tower, sono gestite da cinesi!

15.06.2010 – h. 8.00
SAN FRANCISCO- MORRO BAY
Il nostro splendido viaggio volge al termine… oggi scendiamo per la costa californiana, in direzione Los Angeles… speriamo almeno di trovare una temperatura più estiva, degna della fama della California!
Ci prepariamo, facciamo un’abbondante colazione in hotel e andiamo a recuperare la Prius al parcheggio.
Ci mettiamo in strada verso le 9.30 e già uscire da SF si rivela un’impresa: c’è un traffico spaventoso!
Quando finalmente ci lasciamo la città alle spalle, ci troviamo in mezzo ad estesi campi coltivati, ma non riusciamo a capire di cosa; vediamo moltissima gente sparpagliata e piegata verso il terreno… alla fine capiamo: stanno raccogliendo fragole!
Verso mezzogiorno siamo a Monterey, e ci fermiamo a visitare questo caratteristico paesino che si affaccia sull’oceano. Anche qui tira un vento gelido, ma non ci facciamo scoraggiare e facciamo un giretto sul molo e tra i negozi, pranzando con due favolose “crab bowl” e fermandoci a lungo ad ascoltare i leoni marini.
Dopo un’oretta e mezza siamo di nuovo in strada, pronti per percorrere la famosa Highway 1, per riempirci gli occhi di splendide viste sull’oceano. Strada facendo ci fermiamo alla incredibilmente curata ed elegante Carmel-by-the-sea, facciamo una passeggiata sulla spiaggia e riprendiamo la marcia. Percorriamo con calma tutta la costa del Big Sur, fermandoci ai vari view point lungo la costa per ammirare gli spettacolari paesaggi sull’oceano: questa strada panoramica merita davvero la fama che ha! Il sole ci degna alla fine della sua presenza, ma il vento è sempre forte e gelido. Evitiamo, nonostante l’avessimo in programma, di visitare l’“Hearst Castle” perché quando raggiungiamo San Simeon è già pomeriggio inoltrato e per raggiungere il castello occorre allungare il tragitto…
Alle 18 arriviamo a Morro Bay, raggiungiamo il nostro motel (Bayfront Inn, 1148 Front Street, Morro Bay, CA) e con grande soddisfazione prendiamo la nostra stanza con Jacuzzi e vista sull’oceano, una vera honeymoon room! Usciamo a fare benzina e un giro per il paese, molto grazioso e un po’ caro.
Morro Bay si rivela essere una località tranquilla a curata, con negozietti e ristorantini, in uno dei quali prendiamo due ottimi tacos di pesce in un ambiente davvero tipico. Quando usciamo dal diner la cittadina è già quasi tutta sotto le coperte, il sole sta tramontando e i negozi sono tutti chiusi... sembra quasi che abbiano paura del buio! Anche noi allora ci rifugiamo nella nostra bella stanza, e ci dedichiamo ad un compito che rimandiamo da parecchio tempo: riorganizzare le valige in modo da far entrare tutti gli acquisti, finora abbandonati a casaccio in giro per la Prius! A obiettivo raggiunto finalmente possiamo rilassarci nel gigantesco idromassaggio, e non ci facciamo mancare neanche una rigenerante doccetta finale!
LE SPESE DI OGGI:
Pranzo = 12$
Parcheggio Monterey = 3$
Cena = 20$
Benzina = 18$
Hotel = 100$
I KM DI OGGI: 380
PARZIALI: 7020
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: Durante la nostra visita a San Francisco, città dallo stile molto europeo, abbiamo trovato molte somiglianze con il vecchio continente: innanzitutto qui finalmente ci servono il caffè con il latte (in tutti gli USA abbiamo trovato solo panna e creamers), abbiamo avuto perfino olio e aceto per condire l’insalata, e ci sono moltissime auto che si trovano anche da noi, come Audi e Volkswagen, mentre finora abbiamo trovato solo pickup o auto tipicamente americane! Anche le abitazioni somigliano di più alle nostre.

16.06.2010 – h. 7.30
MORRO BAY - LOS ANGELES
Siamo ormai quasi alla fine… alzarsi dal letto del Bayfront Inn si rivela un’impresa impossibile, vuoi perché è davvero comodo, vuoi perché abbiamo ormai accumulato parecchia stanchezza, vuoi perché fuori è freddo… in ogni caso ci mettiamo parecchio ad uscire dalla stanza e a raggiungere il bar a fianco del Motel, dove abbiamo diritto a un dolce fresco alla cannella gratis, ma non ci facciamo mancare anche un succo di frutta. Ci mettiamo in macchina ben sazi, il tempo è ancora freddo e nuvoloso, La Città degli Angeli la nostra meta! Per strada ancora coltivazioni di fragole e uva, alternate a campi di erba secchissima e gialla che sembrano dune del deserto.
Arriviamo così alla prima tappa del nostro viaggio di oggi, Santa Barbara; il clima ora è più mite, finalmente vediamo il sole, anche se l’aria è sempre frizzante. Santa Barbara è davvero bella, curata e accogliente, le abitazioni sono in stile spagnolo e la spiaggia magnifica, lunga, bianca e bordata di palme, esattamente come ci si aspetta la California! Facciamo una passeggiata sul molo e riprendiamo per Malibu, dove cerchiamo disperatamente di trovare un “centro”… una via principale… insomma, qualcosa! Invece, oltre alla (indiscutibilmente) bellissima spiaggia, non vediamo altro che ville e casette che nascondono completamente l’accesso al mare… sembra quasi la riviera romagnola!
Proseguiamo delusi verso Santa Monica: siamo ufficialmente nella contea di LA! Qui parcheggiamo per un’oretta e andiamo a fare un giro sulla celeberrima spiaggia e… a vedere l’oceano! La spiaggia è davvero bellissima, infinita e dorata; la sabbia è incredibilmente fine e soffice sotto i nostri piedini (nonostante scotti parecchio!) ma l’aria resta frizzante, infatti c’è ben poca gente in spiaggia e ancora meno in acqua… In compenso moltissima gente corre, passeggia, fa surf o va sui roller! Vediamo anche la famosa ruota panoramica di tanti film e il pontile dove finisce la Route 66. Dopodiché ci rimettiamo in macchina e, dato che è solo l’una ed è presto per avere la nostra stanza, decidiamo di cercare le vie più famose di LA, come Melrose Avenue e Rodeo Drive. Su quest’ultima abbiamo parecchie difficoltà, infatti il navigatore ci guida sempre verso una strada con lo stesso nome ma… residenziale e assolutamente anonima, se non per qualche macchina particolarmente lussuosa parcheggiata nel vialetto… ci mettiamo allora alla ricerca di Melrose Avenue, una famosa via di grandi negozi… ma sarà che dopo aver visto la Fifth Avenue di New York, tutto scompare! Comunque, a noi è sembrata una gran pacchianata, e nulla di più!
Decidiamo che è il momento di recuperare la nostra stanza (Hollywood Downtowner Inn, 5601 Hollywood Boulevard, Hollywood, Los Angeles), così ci dirigiamo verso Hollywood. Da fuori, zona ed esterno del motel non ispirano un granché… l’indiano alla reception però è gentilissimo, e anche la stanza, scopriremo poi, non è così male; grande e pulita, ha perfino la finestra in bagno, una vera rarità! Ci cambiamo e usciamo a piedi per vedere la Famosa Walk of fame, che raggiungiamo con circa quindici minuti di cammino. Troviamo i teatri e facciamo qualche foto con la nostra “stella” preferita, ma la zona non ci piace per niente… poi facciamo un giretto all’Hard Rock Cafè, compriamo una t-shirt e decidiamo di fare ritorno. Vista la poca offerta, a metà strada ci fermiamo a cenare in un ristorante cinese dove i tavoli sono occupati solo da personaggi con gli occhi a mandorla (infatti con pochi dollari mangiamo davvero bene!) e ci dirigiamo di filato vero il motel, perché le facce che ci sono in giro sono davvero poco raccomandabili e non ci sentiamo per niente al sicuro.
In motel recuperiamo la Prius per andare alla ricerca della scritta Hollywood, e scopriamo che il punto più vicino raggiungibile resta in cima ad una contortissima strada che raggiunge solo bellissime ville private; scattiamo le foto di rito e impostiamo il navigatore per raggiungere il Griffith Observatory, che ci è stato consigliato per la vista notturna. Quest’ultima si rivela essere un’autentica “mission impossibile”, poiché il navigatore per diverse volte sembra impazzire, mandandoci continuamente fuori strada… dopo un’ora di esaurimento, tentiamo l’ultima carta, e grazie ai buoni vecchi cartelli stradali, raggiungiamo il parco dell’osservatorio. La fatica viene subito dimenticata, e ripagata da una vista straordinaria sulle milioni di luci della città, che si estendono a perdita d’occhio in ogni direzione, fin dove l’occhio può arrivare... E’ difficilissimo lasciare questo spettacolo, ma siamo stanchissimi e, anche se a malincuore, decidiamo di tornare al motel (qui sono solo le 10,30 ma è buio pesto da almeno un’ora e mezza!) e buttarci nel nostro king bed.
LE SPESE DI OGGI:
Colazione = 5$
Souvenir = 30$
Cena = 16$
Benzina = 18$
Motel = 90$
I KM DI OGGI: 400
PARZIALI: 7420
OSSERVAZIONE DEL GIORNO: Los Angeles è stata davvero una delusione… la zona dei teatri è malfamata e sporca, ci sono solo sexy shop e negozi di souvenir made in China… insomma, la Hollywood delle grandi star del cinema, degli Oscar, la città più frequentata dalle persone più ricche e glamour del momento… è tutta qui?!?

17.06.2010 – h. 8.00
LOS ANGELES – ITALIA
Ultima mezza giornata Americana… oggi si parte! Facciamo la colazione (compresa nel prezzo della stanza) al vicino Transilvania Cafè… colazione davvero abbondante (pancake, succhi, cereali, uova, bacon, patate) e buonissima, e noi esageriamo, facendo anche dei "big mac" di pancake… è un dovere, è la nostra ultima colazione americana! Dopodiché lasciamo il motel e ci dirigiamo verso la famosa Venice. Inizialmente facciamo una passeggiata sulla spiaggia, che si presenta, anche questa, popolata di homeless e gente strana, negozietti sciatti e decine di smoke-shop, alternati a elegantissime villette, veri capolavori di architettura, che si affacciano sulla spiaggia lunghissima e bianca, complete di guardiole dei baywatch!
Poi decidiamo di raggiungere Marina del Rey, dato che ne abbiamo letto bene, quindi recuperiamo la Prius e ci facciamo accompagnare dal navigatore… ed ennesima delusione losangelina, si tratta di una serie di giganteschi moli artificiali su cui sono state costruite palazzine e alberghi, mentre nella parte sud ci sono delle casette, carine (una è a forma di barca!) ma nulla di più… affacciate su quello che più che un canale, sembra una palude!
A questo punto, anche se con largo anticipo, ci mettiamo sulla via dall’aeroporto: siamo un po’ preoccupati perché pare sia il più grande del mondo, e noi dobbiamo cercare di non perderci… oltre che trovare la Hertz, a cui riconsegnare la macchina! Arrivati all’autonoleggio, al momento di lasciare la nostra compagna di viaggio a quattro ruote mi scappa più di una lacrima… per la Prius, che ci ha accompagnato fedelmente per più di 8000 km e nelle situazioni più difficoltose (dalla sabbia della Monument agli sterrati della Death, ai 3500 m del Tioga Pass!) ma soprattutto per questa meravigliosa avventura che, con la consegna della macchina, segna la sua conclusione. Inoltre la Prius si è dimostrata eccezionalmente comoda, spaziosa, guidabilissima, ben assettata e risparmiosa sui consumi... al punto che più di una volta sia io che Marito ne ha ipotizzato un futuro acquisto! Ci rendiamo conto che questo viaggio ha lasciato un affiatamento ancora più speciale tra di noi, che i nostri pur lunghi dieci anni di fidanzamento non avevano ancora saputo regalarci; e una parte del nostro cuore è già rimasta qui, in queste terre stupende e tra questa gente ospitale e civilissima (nonostante spesso ci trovassimo a dire “… ma gli americani sono strani!”). Il nostro inglese non è migliorato in modo sensibile ma la conoscenza degli Stati che abbiamo attraversato, di usi e abitudini americane, ora fanno parte del nostro bagaglio di viaggiatori.
Ora siamo in aereo, si sta concludendo la parte più impegnativa del nostro volo. Sentiamo davvero di aver realizzato il sogno di una vita, e averlo fatto durante il viaggio di nozze, che dà il via al viaggio più importante, quello della nostra vita assieme, l’ha reso ancora più magico. A tratti ci siamo sentiti stanchi, è vero; affaticati dai km e dall’accavallarsi delle cose, ma nel complesso non è stato pesante come avevamo temuto; anzi l’itinerario si è rivelato ben strutturato nelle tappe, nella suddivisione tra km da percorrere e cose da vedere, e azzeccata l’idea di prenotare anticipatamente gli alloggi, che non ci hanno riservato sorprese. Naturalmente siamo d’accordo che, se potessimo, ricominceremmo ora e rifaremmo tutto uguale (tranne forse la tappa tra Yosemite e San Francisco… troppe cose da vedere!) e ricominceremmo la visita di questo paese dai mille contrasti, dove tutto è gigante come ci avevano detto, la natura incredibile e le città magiche… Gli USA ci hanno fatto innamorare, e non vediamo l’ora di tornarci!
LE SPESE DI OGGI:
Voli LA-Milano = 808€
Saldo Hertz = 585 €
PENSIERO DEL GIORNO: Nell'immenso aeroporto di Los Angeles è stato più facile muoversi che a Malpensa... è talmente ben organizzato che non abbiamo avuto nessuna difficoltà! E ora che torno in Italia, dopo aver visto la civiltà, la pulizia, l'ordine e la cortesia americani, mi rendo conto che davvero viviamo nel terzo mondo... perché vivere meglio si può, e loro ne sono la dimostrazione!

Se hai perso le prime due parti del diario di Nicoletta le trovi qui:
USA 2010. FROM ATLANTIC TO PACIFIC (parte 1)
USA 2010. FROM ATLANTIC TO PACIFIC (parte 2)

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