Canali d'Europa

In 20 chilometri si attraversano tre Stati: Germania, Belgio e Olanda. Viaggio a bordo di barche dove è impossibile stare male. Con il traffico che, visto dall'acqua, sembra lontano

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Stati in venti chilometri, più mucche che tulipani, più acqua che terra ferma. Basta un volo (low cost) per Eindhoven o Dusseldorf Weeze, per essere catapultati nel cuore della Mitteleuropa. In valigia, la miglior selezione musicale possibile e parecchi libri da leggere: cambusa indispensabile per una navigata catartica nel Limburg, in un fazzoletto dove si fa vita di confine tra Germania, Olanda e Belgio senza rendersene conto. Ancora oggi, mezza Europa è navigabile, collegata come una rete di metropolitana attraverso i fiumi.
Un modo diverso per prendere il sole d’estate.
Sotto il cielo d’Olanda, capace di cambiare faccia al primo soffio di vento. Se l’umidità sale, si può fare un tuffo, se scende, basta un golf a portata di mano per superare l’assenza delle mezze stagioni. L’acqua non è azzurra e nemmeno chiara, ma c’è anche chi la beve senza passare dal rubinetto e si offende se non lo imiti nell’eroico gesto.
Da queste parti c’è anche chi sulla barca ci vive, almeno tre mesi l’anno. Lo si intuisce da panni stesi come ballatoi a bagnomaria. Come Andrè Suntjens che per lavoro (e molta passione) organizza carovane di barche anche in inverno, quando il buio cala come una mannaia alle cinque del pomeriggio e la neve fa sponda ai canali.
Per navigare queste acque si affittano barche su cui è impossibile stare male: l’onda è al minimo assoluto. Un viaggio alla portata di tutti: non esiste scusa di beccheggio per mollare gli ormeggi. Dimenticate il vento nei capelli, ma navigare su queste imbarcazioni ha parecchi vantaggi. Un motore a 26 cavalli si guida senza patente, gli ormeggi sono semplici, talvolta elementari grazie al joy-stick modello videogioco che controlla l’imbarcazione. Si consuma di meno e soprattutto non si incontra anima viva per diverse miglia, come neanche a Milano a Ferragosto. A queste andature si vede la vita scorrere come se si stesse andando a piedi.
Le barche hanno formato famiglia
, di quel genere dove i bambini da piccoli si rotolano sul teak facendo indirettamente le pulizie, da «medi» imparano a timonare sotto ambita concezione paterna e da grandi apprezzano gli aperitivi in pozzetto quando il tramonto infuoca ogni cosa.
Passando sotto i ponti, i camion che sfrecciano sull’asfalto sono l’unica finestra aperta sulla normalità. Anche d’estate il traffico di chiatte non conosce alta stagione. All’orizzonte qualche canoa, oche e filotti interminabili di cigni. L’unico rumore è quello dei sassi raccolti dal fondale nelle (tante) fabbriche di ghiaia lungo il fiume. «Qui non si butta via niente» raccontano orgogliosi i non tantissimi residenti del Limburg.
L’unico problema mal digerito da queste parti è l’alcol che spesso scorre nelle vene di chi sta al timone. Per questo, le amministrazioni locali hanno messo a punto un sistema di controlli come sulla Rimini-Riccione nei week end d’agosto. Ogni due ore di navigazione si incontra una chiusa, quelle che i navigatori locali sovrastimano chiamandole le «jacuzzi delle barche». Si entra in fila indiana a gruppi di cinque (barche). Si aspetta che il muro d’acqua venga arginato e si scende con l’ascensore liquido fino a livello del canale da seguire.
MarinaOolderbuuske
A Marina Oolderbuuske si incontra il quartiere futurista delle case galleggianti, le cosiddette «floating house»: camper sull’acqua con cui si può spostare la propria vita di qualche miglia senza dover tirar su nuove mura e trovare acquirenti per le vecchie. Basta mollare una cima. Un’idea geniale e progressista avuta da alcuni americani qualche anno fa. Per ora le vendite non premiano la flessibilità del progetto.
Senza essere ciclisti nati, a bordo della propria barca conviene caricare le biciclette, per alternare i pedali alla navigazione. Siamo sulle strade dei grandi passisti fiamminghi, dove negli anni d’oro rodò i polpacci anche sua maestà maestà Eddy Merckx. Non farete fatica a recuperare recuperare due ruote: ogni marina le affitta a prezzi ragionevoli per le latitudini economiche che tirano. Giro consigliato nel parco nazionale De Meinweg: 1600 ettari abbondanti nel verde con traguardo alla residenza del Maharishi Mahesh Yogi, santone di fiducia dei Beatles negli anni Sessanta.
I canali sono soprattutto un pretesto per scoprire piccoli paesi quasi ignorati sulle cartine stradali d’Europa. A Maaseik, ufficialmente in Belgio, in una grande piazza quadrata il venerdì sera si riesce a tirare l’alba all’Estaminet au Pacha. Dovrete abituarvi però al fatto che tutti vi parleranno del grande orgoglio locale: la squadra di pallavolo maschile, la più forte d’Europa. OMaasbracht, dove il centrocampista olandese del Milan Mark Van Bommel ha iniziato a prendere a calci il pallone e i russi vengono a pescare convinti che sotto quest’acqua di fiume ci sia una miniera.
Si può fare tappa a Roermond, quindici chilometri di equidistanza da Germania e Belgio, meta amatissima per lo shopping. Il giovedì è la serata del «koopavond», con i negozi che sfidano il rigido coprifuoco nordico delle 18 in un umile tentativo di notte bianca. Roermond è la città dei fiori: basta passare al mercato comunale che si tiene davanti alla Cattedrale per capire perché l’Olanda è considerata in tutto il mondo il Paese dei tulipani.
Maastricht 

Maastricht, capoluogo del Limburg. Passata agli annali per la firma del Trattato sull’Unione Europea nel febbraio del ’92, oggi è una delle mete universitarie più ambite, grazie al suo metodo di insegnamento tutto dibattiti di classe in stile Attimo Fuggente. Attraccato al porto di Bassin, in centro città, dopo un cartoccio di patatine fritte (qui è usanza spacciarle per le migliori d’Europa), basta bersi un caffè o una birra Alfa, dal 1870 orgoglio locale, per sentirsi spettatori non paganti di una cartolina.
Chateau Neercanne
, a mezzora di navigazione da Maastricht, è l’unico castello barocco e terrazzato del Benelux. Qui si produce il vino che viene servito in tavola, tra sculture in bronzo disseminate nei prati sempre verdi per i catini d’acqua che il cielo non risparmia quasi mai. Costruito a inizio Settecento, poi abbandonato fino al 1989, quando si è deciso di restaurarlo sul tema «guerra e pace».
Ma navigare il Limburg è un rodaggio, un aperitivo per neofiti dell’andatura da canale. Navigando una media di sette ore (al giorno), in 20 ore da qui si raggiunge Amsterdam. Otto giorni aBerlino, nove a Parigi, tre settimane a Marsiglia. Via acqua. Neanche prevista tra le opzioni per raggiungere una meta su Google Maps. Certamente non è il modo più veloce. Basta non avere un appuntamento, ma molta pazienza e il tempo di osservare le cose che passano davanti.

fonte: corriere viaggi

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